Il progetto Supercomfort ha preso corpo investendo sui tre aspetti della forma, dell’ergonomia e della tecnologia impiegati sulla sella: tutti quanti sono finalizzati ad ottenere un livello di comfort superiore. In particolare, sulla Aspide Supercomfort questo obiettivo si esprime attraverso un foro centrale completamente ridisegnato rispetto all’omologo modello in versione standard. In praticolare, il foro è stato ingrandito e allungato (162 mm di lunghezza totale, 29 mm di larghezza rilevati nel punto di maggiore ampiezza) al fine di enfatizzare la capacità di scaricare la pressione sull’area perineale. Da parte sua, l’imbottitura non solo è impiegata in quantità maggiore, ma è disposta lungo lo scafo con una densità variabile, per garantire le stesse caratteristiche di comfort a prescindere dalla posizione di seduta del momento.
La Aspide Supercomfort che abbiamo testato era quella nella variante Narrow, a ricordare che, per assecondare le caratteristiche anatomiche dei diversi ciclisti, il modello è proposto in doppia larghezza, 132 mm per la Narrow e 142 mm per la Wide. La stessa doppia disponibilità di larghezza contraddistingue anche la Concor Supercorsa Supercomfort. Inoltre, comune a tutti e due i modelli è anche la disponibilità in due fasce di prezzo. Quella chiamata Racing ha un telaio costruito con il titanio proprietario Xsilite, ha uno strato aggiuntivo di gel nell’imbottitura e ha una lavorazione traforata del rivestimento. Caratteristiche simili mancano invece alle selle Supercomfort nella versione Dynamic, che peraltro ha un telaio in manganese che fa aumentare di qualche grammo il peso, ma che ovviamente fa diminuire il prezzo (150 euro la Aspide Supercomfort Racing, 99 euro la Aspide Supercomfort Dynamic).
Cominciamo con il dire che, a dispetto delle specifiche morfologiche introdotte dalla nuova tipologia Supercomfort, le caratteristiche peculiari della seduta di questa nuova Aspide Supercomfort sono molto simili a quelle della sua progenitrice, cioè la Aspide in versione standard. Più in particolare, anche questa Aspide Supercomfort ha un profilo di seduta che assicura all’utilizzatore discrete possibilità di variare il punto di seduta sullo scafo a seconda del momento della gara o del terreno su cui si sta pedalando. Detto questo, passiamo alle impressioni provate con questa Aspide Supercomfort in versione Racing e con larghezza Narrow (132 mm) che la Selle San Marco ci ha spedito dopo che abbiamo indicato la larghezza precisa del bacino di chi l’avrebbe provata.
Iniziamo con il montaggio: grazie alla forma tonda e al diametro di 7 mm, il telaio in Xsilite (la lega di titanio proprietaria utilizzata da Selle San Marco) garantisce la compatibilità con la maggior parte dei reggisella sul mercato. Il foro di scarico lungo e ampio ci consegna la sensazione tipica che in passato abbiamo già avuto modo di provare su selle con una morfologia simile: intendiamo dire che, aumentando l’area di scarico centrale, è inevitabi
le che i due elementi laterali di sostegno che realizzano lo scafo concentrino una pressione maggiore, con la conseguenza che se ci si siede su una sella simile provenendo da una sella senza foro si ha la sensazione iniziale di una base di appoggio che sembra fendere su sue punti le parti laterali del perineo. In realtà, basta percorrere qualche kilometro per capire che si tratta solo di un’impressione iniziale dovuta alla mancata consuetidine con questo tipo di appoggio e che, al contrario, le dimensioni di un foro così pensato incrementano l’ergonomia della stazione in sella. La morbidezza percepita sulla pelle non è quella che, ad esempio, si può provare sulla Aspide standard, ma è decisamente più elevata. Certo è che la Aspide Supercomfort rimane comunque una sella per agonisti, un componente snello ed essenziale finalizzato prima di tutto all’agonismo e che di certo non è assimilabile alle selle superimbottite e pesanti che si addicono a un pubblico più caratterizzato in senso cicloturistico. La conferma di quanto “racing” sia questa sella l’abbiamo avuta quando abbiamo provato a pedalare in punta di sella, porzione che riesce nel duplice obiettivo di essere compatta e, allo stesso tempo, fornire la necessaria area di sostegno al corpo impegnato in una fase di sforzo massimale. Infine, una nota sul rivestimento: la finitura traforata ha avuto buon gioco nel garantire una seduta stabile, sembrando anche sufficientemente resistente ai graffi.