Shot è l’evoluzione del precedente modello di vertice chiamato Wire Carbon. Rispetto a quest’ultima le novità sono apparentemente piccole, ma in realtà molto importanti. Ricordiamo, infatti, che stiamo parlando di prodotti dagli elevati contenuti tecnici, sui quali i margini di miglioramento sono sempre più difficili da apportare. È questo il motivo per cui, come la Wire Carbon, anche la Shot mantiene intatte molte caratteristiche tecniche, le stesse che le sono valse nel tempo tanti apprezzamenti da parte dei corridori e che per questo era insensato andare a modificare. In questo senso, anche la nuova Shot conferma la tipologia e la forma della calzata che contraddistingue da anni le scarpe di altissima gamma Sidi: troviamo infatti una foggia della tomaia particolarmente affusolata, particolarmente adatta per il piede “magro” tipico di chi in bici corre per professione e che per questo tende ad avere un piede asciutto e longilineo. Inoltre, anche sulle Shot troviamo la collaudata suola in fibra di carbonio chiamata Vent Carbon, in composito, fatta a mano, che si distingue non solo per leggerezza e rigidità, ma anche per la grande ventilazione dovuta al canale che la percorre internamente. La tomaia? Sulle nuove Shot anche questa impiega la leggera e resistente microfibra Tech Pro, che è praticamente un pellame sintetico con qualità di grande resistenza, stabilità e idrorepellenza.
Cosa, allora, è cambiato su questa nuova scarpa di punta della linea Sidi? Principalmente il sistema di chiusura, che si adegua ancora più alle caratteristiche tecniche richieste dalla maggior parte dei corridori e lo fa mantenendo l’esclusività di una tecnologia di allaccio proprietaria, brevettata ed esclusiva, che cioè non si affida a sistemi di aziende terze.
Il gesto di pedalata di un atleta professionista si distingue essenzialmente per due fattori. Il primo, il più evidente, è la pressione continua esercitata sulla suola, che necessita di una struttura sufficientemente rigida che non permetta di disperdere neanche un watt espresso dalle gambe. Ma oltre a questa esiste anche una pressione continua e ciclica che il piede esprime sulla parte alta della tomaia, sulla porzione corrispondente il collo del piede: è questa la dinamica che riflette la cosiddetta pedalata “rotonda” degli atleti di alto livello, proprio quella corrispondente al miglior rendimento possibile da un punto di vista biomeccanico.
Risulta essere esattamente da questo assunto, e assieme ad esso dal feedback che Sidi riceve puntualmente dai “suoi” corridori, che l’azienda veneta è partita per rivedere il sistema di chiusura delle Wire Carbon e arrivare all’architettura di queste Shot: il meccanismo micrometrico di allaccio è sempre il Tecno-3 Push che trovavamo sul modello precedente e che distribuisce la tensione di allaccio grazie al cavo ad alta resistenza al quale è vincolato, mentre la differenza è che in questo caso il Tecno-3 Push è stato impiegato in configurazione doppia e, soprattutto, i due meccanismi sono stati dislocati al centro della tomaia, per la precisione sulla linguetta centrale (anche questa rivista), su di un supporto in materiale sintetico adeguatamente foderato di materiale morbido nella zona di contatto con la pelle. Diversamente dalle Wire Carbon e dai loro meccanismi micrometrici di chiusura collocati lateralmente alla linguetta centrale, sulle Shot la nuova disposizione simmetrica del sistema fa sì che il piede rimanga molto più fermo e stabilizzato durante il ciclo di pedalata e appunto contrasti nel modo più adeguato, comodo e biomeccanicamente migliore possibile la pressione verso l’alto espressa durante ogni ciclo di pedalata. In queste condizioni è impedita qualsiasi possibilità che sulla tomaia possa verificarsi qualsiasi tipo di movimento elastico a causa della pressione alterna esercitata dal piede.
Infine, l’adozione di una nuova architettura di chiusura ha permesso a Sidi di dedicare una porzione maggiore della tomaia ai fori di traspirazione corredati di rete mesh: in questo senso, oltre a migliorare le qualità di aerazione, la calzatura è riuscita anche a risparmiare peso complessivo.